Per rendere al massimo nei 42 km è importante
svolgere una preparazione mirata nella quale, mese dopo mese, si alternano
diversi tipi di lavoro. Ecco i segreti per arrivare veramente al top nella gara
che più ci sta a cuore.
Negli ultimi anni, di pari passo con l’aumento del numero di
praticanti la corsa, si è andata diffondendo l’espressione “essere in forma”.
Non sempre, però, hanno le idee chiare in proposito. Che cosa significa davvero
essere in forma? Molte cose, ad esempio godere di uno stato di benessere
generale, che si evidenzia con un bell’aspetto fisico, senza grasso in eccesso,
magari con un po’ di abbronzatura. Ma anche, e questo è l’aspetto che a noi
interessa maggiormente, essere al top della condizione, avere nelle gambe la
prestazione desiderata.
Il problema principale di chi si allena per centrare un
certo obiettivo, è quello di arrivare al giorno della gara al massimo della
condizione fisica e psichica. Il famoso “picco di forma” rappresenta quindi
quel particolare momento in cui tutto, sia corpo, sia la mente, funzionano alla
perfezione.
Nelle righe seguenti vi darò alcune indicazioni per riuscire
a essere in forma il giorno in cui avete deciso di correre una maratona.
Tempo o traguardo?
L’allenamento serve a far sì che per il giorno della gara
l’atleta abbia sviluppato gli adattamenti atti a ottimizzare l’utilizzo della
forza specifica, della resistenza aerobica, della potenza aerobica e della
resistenza alla potenza aerobica. È impensabile che tutto questo possa essere
ottenuto con un tocco di “bacchetta magica” in un breve arco di tempo.
In proposito occorre fare una distinzione tra i maratoneti
amatori agonisti e gli amatori reali. I primi hanno come obiettivo principale
il raggiungimento della miglior prestazione cronometrica possibile; per i
secondi, invece, la cosa più importante è il raggiungimento del traguardo nelle
migliori condizioni. Poi, se si sarà ottenuto anche un risultato cronometrico
soddisfacente, tanto meglio. Ovviamente il concetto di forma nei due casi è
differente.
Gli amatori agonisti
Partiamo dagli amatori agonisti, quelli che puntano a un
determinato risultato cronometrico e, magari, anche a una buona posizione in
classifica. In questo caso, il tempo necessario per l’ottenimento della forma è
molto soggettivo e dipende da quelle che sono le caratteristiche individuali,
l’esperienza sportiva, il passato agonistico. Indicativamente lo si può
comunque fissare in 6 mesi, sempre che il podista arrivi all’inizio di questo periodo
non partendo da zero, ma già con un buon livello di allenamento.
I sei mesi vanno a loro volta suddivisi in due sottoperiodi
di 3 mesi.
* Primo sottoperiodo - Nei 3 mesi iniziali devono
essere sviluppate la potenza aerobica, la forza generale e specifica, la
resistenza generale. Si deve inoltre cominciare a svolgere qualche lavoro di
resistenza alla potenza aerobica. In particolare, nel microciclo che potrà
variare dai 7 ai 14 giorni dovranno essere inseriti:
a) un allenamento di prove ripetute su distanza
brevi (500 metri al massimo) per un chilometraggio totale di 5 km.
Il recupero fra le prove sarà di corsa al ritmo di souplesse e non dovrà
superare i 2 minuti. Il ritmo delle prove dovrebbe essere tale da consentire,
una volta raggiunto il numero delle ripetute previste, di poterne eseguire
altre due o tre. Facciamo un esempio: se il vostro programma prevede 15 volte i
200 metri in 48 secondi, con recupero un minuto, e dopo 12 prove siete “finiti”
significa che avete eseguito le ripetute a una velocità troppo elevata rispetto
alle vostre caratteristiche, oppure avete tenuto dei recuperi troppo brevi. La
volta successiva vi consiglio di provare a correre i 200 metri in 50-51
secondi, oppure di farli comunque in 48 secondi, ma recuperando fra ogni prova
due minuti invece di uno.
Lo ripeto: l’obiettivo deve essere quello di arrivare alla
fine dell’ultimo 200 con la forza e la voglia di correrne altri due o tre
b) un lavoro di prove ripetute in salita
(pendenza massima dell’8%) di 1.000-1.500 metri, con recupero di corsa lenta,
pari come lunghezza alla distanza percorsa (si torna indietro). Il
chilometraggio totale varierà tra i 4 e i 7 km. Il ritmo dovrà essere tale da
consentire di poter correre un’altra prova dopo l’ultima prevista dal
programma. Ecco un esempio: se avete programmato di correre 4 volte i 1.000
metri in salita, al termine del quarto 1.000 dovreste essere in grado di
correrne ancora uno. Se, invece, dopo il terzo cominciate ad avere “le visioni”
significa che avete esagerato, quindi dovrete annullare l’allenamento e
riprovare dopo alcuni giorni correndo a velocità più ridotta. Chi non avesse
salite a disposizione, può sostituirle con dei tratti di corsa in campestre
c) una seduta di 90 minuti circa, che
potrà arrivare a essere anche di 120 minuti, senza preoccuparsi del ritmo ma
con il solo scopo di mettere chilometri nelle gambe
d) Un allenamento a ritmo medio della durata
massima di 75 minuti
e) lo sviluppo della forza generale troverà il
proprio spazio durante i giorni da dedicare alla corsa lenta oppure in quelli
in cui è previsto il riposo.
* Secondo sottoperiodo - I secondi tre
mesi sono quelli della preparazione cosiddetta specifica. In questo periodo:
a)
dovrà essere dato spazio allo sviluppo della resistenza alla potenza aerobica
attraverso allenamenti di prove ripetute medio-lunghe, da 1.000 fino a 5.000 metri, da correre
recuperando distanza variabili dai 1.000 ai 2.000 metri al ritmo della maratona
o un po’ più lentamente
b) la resistenza generale dovrà essere più qualificata,
i lunghissimi potranno raggiungere i 34-36 km, molti dei quali da
correre a ritmo maratona. La scansione dei lunghissimi dipende molto dalle
caratteristiche individuali. Non esiste una regola precisa: può essere valido
farne uno ogni due settimane, oppure uno ogni settimana per due settimane,
saltandoli poi nella terza
c) la potenza aerobica sarà mantenuta con la
partecipazione a qualche gara su strada di lunghezza massima di 14 km,
attraverso ripetute brevi o magari saltuariamente attraverso qualche “
richiamo” di prove ripetute in salita
d) il medio diventa un lavoro di sostegno da
protrarre fino ai 90 minuti
e) la forza generale
viene mantenuta fino alla settimana prima della maratona quando viene sospesa.
Non esagerare con i lunghissimi
Quando con una preparazione così strutturata si entra in
forma? Chiaramente nel secondo sottoperiodo. Il segreto è quello di non
esagerare con i lunghissimi, ma di ritardarne il più possibile l’esecuzione,
senza però finire a farli nelle ultime tre settimane a ridosso della maratona.
I lunghissimi facilitano l’entrata in forma, così come i
lavori più specifici quali quelli di resistenza alla potenza aerobica.
Attenzione quindi a concentrare il lavoro specifico negli ultimi tre mesi.
Se la forma arriva presto
Può capitare di sentire che la condizione ottimale sta
arrivando. È una bella sensazione, le
gambe girano, c’è una forma di euforia, si “vorrebbe fare il record del mondo”
ma, ahimè, la gara non c’è. Come fare? Tranquilli, prendetevi una settimana o
due di quasi relax, poi ripetere qualche lavoro specifico e vedrete che non
avete perso niente.
Se invece non arriva
Se durante le ultime settimane che precedono la gara vi
capita di non avere delle buone sensazioni, provate a cambiare tipo di
allenamento, inserendo uno o due microcicli di quelli che avevate svolto nel
primo sottoperiodo e dedicandovi a lavori meno estesi ma più intensi.
Attenzione, però, che potreste anche essere in superallenamento. Nel dubbio
fate delle analisi del sangue e sentite il parere di un esperto.
Può anche capitare di arrivare a pochi giorni dalla maratona
importante e non sentire ancora quelle belle sensazioni che si vorrebbero
provare. Non allarmatevi, può darsi che giungano il giorno della gara, quando
l’adrenalina che manderete in circolo vi farà superare tutti i problemi.
Mi sento superman
Può succedere che dopo il primo o il secondo lunghissimo e
dopo i primi lavori specifici si avverta la sensazione di andare fortissimo e
di poter correre la maratona migliorando il proprio personale. Attenzione! La
maratona è lunga: per correrla non servono i
miracoli, ma l’allenamento. Se l’affrontate senza un’adeguata
preparazione correrete bene i primi 20-30 chilometri, poi addio. Pensateci, ma
soprattutto allenatevi.
Quanti picchi nell’anno?
Chi mira a ottenere la migliore prestazione possibile deve
cercare di raggiungere la forma due volte e non di più nell’arco dei 12 mesi.
In questo caso la suddivisione della preparazione nei due sottoperiodi di 3
mesi potrà essere più o meno sbilanciata. Infatti si deve considerare che il
primo periodo prevede anche il recupero della maratona precedente. In pratica i
mesi da dedicare alla preparazione non specifica possono diventare uno e mezzo,
due. Di conseguenza, il secondo sottoperiodo può risultare accorciato e durare
9-10 settimane invece delle classiche
12. Dipende molto da quanto è “costata”
la prima maratona, dalle caratteristiche
della 42 km che vi state apprestando a preparare e anche i vostri punti deboli
sui quali occorre lavorare per essere pronti a un nuovo salto di qualità.
Collezionisti di 42 km
«Chi si accontenta gode» recita un famoso proverbio. Chi
corre tante maratone può divertirsi molto ma è destinato a rimanere su uno
standard di prestazione, senza raggiungere mai il picco di forma. Inoltre
rischia d’incappare in una serie di problemi fisici, perché correre un numero
elevato di maratone non fa bene alla salute.
Due maratone in un mese
Chi corre due maratone a distanza ravvicinata e con un
impegno agonistico elevato, quasi sempre nella seconda maratona ottiene il
“risultato”. Corre però anche il rischio di infortunarsi da lì a poco se, al
termine della seconda 42 km non si prende almeno un paio di settimane di riposo
dalla corsa. Chi invece partecipa alla prima delle due maratone senza impegno
agonistico, correndone solo una parte a
quello che sarà il mese seguente il ritmo maratona , ha buone probabilità di essere in forma per la seconda
e di ottenere comunque un buon risultato. Il rischio d’infortuni in questo caso
è minore, sempre che ci si fermi completamente almeno una settimana dopo la
seconda gara e che i sette giorni dopo la prima maratona siano dedicati ad
allenamenti di 30-40 minuti di corsa lenta,
seguiti da 5-7- allunghi.
Il vero amatore
Veniamo infine alla seconda categoria di podisti, quella
degli amatori veri. Loro sono talmente felici di correre che di fatto sono
sempre in forma. Per raggiungere il massimo, ovvero correre e star bene, in
questo caso è sufficiente aggiungere 4-5 lunghissimi (arrivando a correre al
massimo 3:00’- 3:15’) a quello che è il normale allenamento. Più facile di
così!
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